Francesca Liguori è Biologa Nutrizionista, da anni impegnata a insegnare a mangiare correttamente e a instaurare un rapporto sano con il cibo.
Lavora presso l’Ospedale San Raffaele di Milano e in diversi poliambulatori specialistici. Con i colleghi dell’Ospedale San Raffaele pubblica un articolo scientifico su Nutrients nel 2022 dal titolo “The impact of mediterranean-like diet with controlled protein intake on the onco-nephrological scenario: time for a new perspective”, presentato in ERA-EDTA Congress 2022 a Parigi e in Nutrimi 2022 a Milano.
Nel 2021 inizia un corso di perfezionamento ECM a Perugia dal titolo “Le buone pratiche nel trattamento dei disturbi del comportamento alimentare: modelli organizzativi e paradigmi teorici”, conseguendo il titolo l’anno successivo. Per Sport Business Academy è docente del Corso di specializzazione in Alimentazione Sportiva, rivolto a nutrizionisti, dietisti, medici, farmacisti, biologi e, in qualità di uditori, anche a diplomati in ambito sportivo e/o esperti del settore e Chef e/o appassionati di cucina. L’abbiamo incontrata e ci ha parlato in particolar modo dei disturbi alimentari in ambito sportivo.
Cosa si intende per disturbi alimentari in ambito sportivo?
Prima di rispondere a questa domanda bisogna definire cosa sono i disturbi del comportamento alimentare, in particolare, secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, DSM-V: “I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione, che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale”, quindi si tratta di alterazioni, più o meno gravi, del rapporto che l’individuo ha con il cibo. L’origine e il decorso dei disturbi del comportamento alimentare sono determinati da una pluralità di variabili, si dice infatti che abbiano un’eziologia multifattoriale. I più conosciuti sono AN, BN e binge eating disorder, ma ce ne sono molti altri. In ambito sportivo, infatti, il disturbo alimentare più facilmente riscontrabile è la vigoressia, la quale nasce da una vera e propria dispercezione corporea: ci si vede troppo magri e poco muscolosi e chi ne soffre sviluppa una vera e propria ossessione. Inoltre, nel mondo sportivo, agonistico ma anche amatoriale, accanto a schemi di allenamento molto intensi, gli atleti spesso seguono regimi alimentari eccessivamente controllati e talora sviluppano veri e propri disturbi del comportamento alimentare, in alcuni casi sotto soglia, ovvero non ancora diagnosticati o che addirittura non verranno mai diagnosticati, ma che ci sono, sono presenti. L’individuo inizia a prestare controllo a tutto ciò che assume, prediligendo determinati alimenti ed eliminando o riducendo a priori intere categorie alimentari, che invece potrebbero essere fondamentali.
In qualità di esperta nel trattamento dei disturbi alimentari nell’ambito sportivo, qual è il principale errore che vede commettere dagli atleti quando cercano di ottimizzare le loro prestazioni attraverso la dieta?
Normalmente gli atleti hanno bisogno di ricevere un adeguato apporto di energia e di micronutrienti e macronutrienti sufficienti, specialmente durante periodi di intenso allenamento, per evitare affaticamento, scarso rendimento o lesioni/ malattie. In questi casi l’approccio nutrizionale deve essere impostato in maniera personalizzata e soprattutto deve essere multidisciplinare, in modo tale che l’allenatore, il biologo nutrizionista/dietista e lo psicologo possano lavorare in tandem avendo come obiettivo il benessere e la performance dell’atleta. Se l’atleta presenta delle carenze energetiche e nutrizionali, la sua prestazione sarà compromessa. Talvolta nella mia professione noto una demonizzazione nei confronti di intere categorie alimentari, ed in particolare nei confronti dei carboidrati, a favore invece di un apporto proteico sbilanciato spesso in eccesso, quando possiamo affermare con certezza che il fabbisogno proteico nella dieta mediterranea si raggiunge con estrema facilità! E’ importante ricordare che ciascun nutriente svolge un ruolo fondamentale: i carboidrati riforniscono le riserve di glicogeno epatico e muscolare, le proteine svolgono una funzione plastica e strutturale e sono implicate nella formazione di nuovi tessuti e organi, nella coagulazione del sangue e nella produzione di ormoni ed enzimi, i grassi rappresentano un’importante riserva energetica ma attenzione perché va mantenuto un apporto di grassi saturi inferiore al 10% dell’energia totale, l’acqua è importante per la termoregolazione e per la regolarità del transito intestinale e poi non per ultime ricordiamo le fibre e le vitamine, ma anche i Sali minerali.
Come un approccio corretto alla nutrizione può significativamente migliorare sia le prestazioni sportive che la relazione dell’atleta con il cibo?
Come già detto l’alimentazione svolge un ruolo cruciale nella prestazione sportiva (pre, durante e post). La dieta dello sportivo deve includere tutti i macronutrienti già citati: carboidrati come pasta, riso, farro, patate, couscous; proteine come legumi, pesce, uova, carne, formaggi, grassi “buoni” derivanti da olio di oliva extravergine e frutta secca ma anche vitamine grazie a frutta e verdura. L’alimentazione dello sportivo deve essere varia, equilibrata e adattata anche all’intensità dell’allenamento.
Per ottenere le prestazioni sportive migliori bisognerebbe rispettare tempi ed orari, in particolare evitare di allenarsi sia a stomaco vuoto sia subito dopo aver mangiato: alcuni alimenti quali grassi e proteine richiedono maggiore tempo per la digestione, mentre i carboidrati sono disponibili più facilmente. Ecco perché a ridosso di un allenamento sarebbe meglio prediligere zuccheri semplici, più facilmente disponibili e digeribili (frutta fresca, marmellata, miele,…). È importante non saltare nessun pasto, consumando i tre principali (colazione, pranzo, cena), lo spuntino a metà mattina e la merenda a metà pomeriggio. È fondamentale anche concedere al proprio organismo un giusto recupero muscolare e prestare attenzione ad una corretta idratazione. Detto ciò, a mio parere occorrerebbe fare educazione alimentare e prevenzione per i disturbi alimentari in tutti gli ambienti sportivi, perché lo sport conduce e deve condurre al benessere fisico ma anche psicologico, deve ammettere la vulnerabilità e il rispetto anche e soprattutto della salute mentale.