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I CORSI

L’intervista a Luca Prota, logistic manager del Sassari Torres Femminile

29 Marzo, 2021

Luca Prota, 36 anni, è logistic manager della Sassari Torres Femminile. Cuore e carisma sardi, fino a 6 anni fa la sua conoscenza di calcio femminile si limitava al sapere che nella propria città ci fosse una squadra in serie A. Nella chiacchierata avuta con lui, ci racconta che in quel periodo si stavano gettando le basi per la rifondazione e il Presidente della società, Andrea Budroni stava cercando qualcuno che potesse raccontare al meglio le gesta delle ragazze.
Da lì è iniziata la sua avventura con questo storico club, un amore cominciato per caso e che adesso fa parte della sua vita quanto della sua professione.
Nell’intervista che segue, Luca Prota, che è anche docente del team di Sport Business Academy per il corso in Marketing e Normative del calcio femminile, ci conduce in questo viaggio affascinante alla scoperta di un club blasonato e di una squadra che continua far sognare.

7 Scudetti, 8 Coppe Italia e 7 Supercoppe di Lega: sono i successi di una delle società più blasonate del calcio femminile e che ha fatto la storia di questo settore. Come ci si sente a far parte di un team come questo?
Quelli raccontati sono sicuramente una fetta importante dei successi storici di questo club. La parola “successo” non sempre è però sinonimo di vittoria ma non per questo non li riteniamo tali, come la partecipazione alla Women’s Champions League per citare la massima competizione europea in cui questo team abbia militato.
Far parte di quello che, ancora oggi, seppure sotto una nuova dirigenza, sia ancora il club femminile più titolato d’Italia è sicuramente un orgoglio. Di pari dimensione la responsabilità che tutti noi abbiamo verso un passato così ingombrante ci spinge a dare il meglio per ricostruire il nostro futuro.

Sei logistic manager per la società: in cosa consiste la tua professione e quali skill sono necessarie?
Logistic Manager e Head of Academy Development nello specifico: un po’ come essere padre di una ragazza prossima alla laurea e di quella che muove i primi passi all’asilo.
Il mio ruolo è una sfida: individuare le migliori soluzioni per i problemi quotidiani che una ambiziosa organizzazione, come la nostra, incontra quotidianamente.
Vi sfido: provate, in questo periodo specifico della nostra storia a muovere 25 persone dalla Sardegna, che hanno come obiettivo ultimo la prestazione sportiva di alto livello, e farlo avendo a disposizione due soli aeroporti nazionali, tenendo conto dell’economicità ma allo stesso tempo degli standard qualitativi necessari per venire incontro alle esigenze dello staff tecnico e nel rispetto degli orari dettati da un calendario scritto durante lo scorso settembre, quando il contesto si pensava potesse essere diverso.
La pazienza, la cura, a tratti maniacale, del dettaglio, la capacità di stringere rapporti interpersonali duraturi e solidi quando la volatilità la fà da padrona, l’ambizione. Lo chiameremmo, per semplificare “problem solving” su di un cv.

Come si diventa logistic manager di una società di successo come la Sassari Torres? Qual è stato il tuo percorso formativo prima di approdare in questa società?
Si parte dalla gavetta, dall’impegno, dalla volontà di raggiungere un obiettivo insieme a tante altre persone che compiono il tuo stesso sforzo ma solo in un altro ambito.
Io nasco Responsabile comunicazione in virtù di una laurea in comunicazione e giornalismo e di un master in “Comunicazione e Media Digitali” – a dirla tutta, 6 anni fa, serviva semplicemente tornare a parlare di Torres Femminile dopo un paio di anni bui. Sono io che ho ridato vita alla presenza online del brand Torres Femminile e lo dico con soddisfazione, perché già allora producevamo contenuti all’avanguardia. Quando il lavoro ha costruito, successo dopo successo, una vera e propria passione #conLaTorresNelCuore (la nostra prima campagna) ho deciso di investire ulteriormente in formazione con un master in “Sport Marketing & Communication” e la mia evoluzione nel club mi è stata riconosciuta di anno in anno con un costante upgrade che oggi mi porta a rapportarmi con chi metterà in pratica le mie strategie, a trasmettere quello che è il calcio femminile, a provare a costruire in casa anche le campionesse del domani.

Il calcio femminile in Italia e nel mondo: qual è la situazione attuale rispetto al calcio maschile e cosa manca ancora per entrare di diritto nella cultura sportiva nazionale?
Prima del boom mediatico legato agli ultimi mondiali potevamo dire, senza poter essere smentiti, di essere anni luce indietro. La situazione attuale vede un gap che va assottigliandosi e anche molto velocemente. Il calcio femminile italiano presto sarà solido come quello di altre nazioni storicamente più vicine a questo sport.
La questione “maschile” vs “femminile” è anacronistica: oggi il calcio femminile è già nella cultura sportiva italiana con numeri in crescita, con la strada verso il professionismo spianata e con la presenza di sempre più calciatrici nei salotti sportivi televisivi e non. Diverso è se parliamo di equità salariale con il maschile, utopistico.
Ciò che non è utopistico è arrivare, presto, ad una dignità salariale a tutti i livelli di calcio femminile – sia atlete che organi manageriali, possibilmente formati – e non solo nelle realtà che occupano la metà medio alta della classifica di Serie A. Le nostre atlete, pur militando in serie C si allenano esattamente come delle professioniste, affrontano le gare domenicali come tali e meritano che venga loro riconosciuto questo diritto.

Molti giovani pensano che basti seguire i campionati e giocare a calcio la domenica per lavorare in una società sportiva. Qual è l’importanza della formazione oggi per far parte di un team blasonato come il Sassari Torres femminile?
Così come molti imprenditori purtroppo, ancora oggi, pensano che la comunicazione sui social media possa farla il nipote perchè sta sempre al cellulare.
Al di fuori delle battute, io credo si tratti solo di fare delle scelte per il bene della propria azienda: una “piccola” realtà come la nostra, a fine anno tira una somma che ormai da tre stagioni dà un numero a 6 cifre, e non vi svelo la prima di queste. Questo è il risultato di una selezione di professionalità in ogni singolo reparto della squadra: il mister, Salvatore Arca, è colui che più ha dato lustro in passato ai colori rossoblù, abbiamo atlete da tutta Europa che militano o hanno militato nelle proprie nazionali o che hanno fatto la storia del loro club di origine, oggi penso a Jelena Marenic (9 scudetti consecutivi nello Spartak Subotica prima di approdare in Sardegna), a Martina Borg (Malta), Ligita Tumane (Lettonia), Viktoria Zamba (Cipro), Gergana Ilyicheva (Bulgaria), tutte punti fermi delle rispettive nazionali anche nelle ultime eliminatorie di accesso ai prossimi campionati europei. L’attuale capitano, Maria Grazia Ladu, è un gioiellino cresciuto in casa che ha militato in tutte le categorie delle nazionali giovanili fino all’U17 e siamo certi che farà di tutto per conquistarsi il proprio spazio nuovamente. La nostra Academy è nelle preziose mani dei Mister Pier Paolo Casu e Francesco Pilo, entrambi con licenze, e sempre nell’ottica che il tempo premierà le scelte migliori, noi puntavamo su tecnici qualificati anche quando questo non era obbligatorio. Gli studi medico/fisioterapici che seguono le ragazze sono assolute eccellenze del territorio, lo Studio Fisioterapico Beta ha per lungo tempo accompagnato la Dinamo Sassari nelle proprie vittorie per esempio. Quanto al mondo extra campo, io vi ho raccontato brevemente la mia preparazione; affidiamo la comunicazione a una digital agency che ha creato uno spin-off appositamente per noi (iSport, che nasce da Tinxy, società di Francesco Pintus – giovane e ambizioso imprenditore locale – con la collaborazione di uno dei più noti youtuber di settore nonché preparatissimo grafico sportivo Marco Migaleddu) con cui studiamo ogni dettaglio strategico e che presto salirà alla ribalta in ambito sport & marketing communication. Il Direttore Generale Alfredo Pala è uomo di grande spessore culturale e calcistico.
Non mi sento neanche di condannare quei giovani che pensano che basti seguire i campionati o giocare a calcio per sognare di lavorare in una società sportiva, loro sicuramente hanno un forte vantaggio che è quello della passione. Dopo 6 anni di esperienza e altrettanti di campo, posso anche dire però che curiosità e formazione siano l’unico veicolo per arrivare al successo.
Quindi bene la passione, ma mai senza un continuo aggiornamento professionale che permetta sempre di stare quel passo avanti a tutti o almeno provarci.

Qual è effettivamente la differenza tra il calcio maschile e il calcio femminile…se c’è?
Dovremmo affrontare un complesso discorso di diritti ed economia per trovare quella che ad oggi è l’unica differenza tra il maschile ed il femminile. A livello di organizzazioni la tendenza è quella a formare staff sempre più completi e competitivi, a livello fisico si lavora per creare degli sportivi a prescindere dal loro genere, i gesti tecnici che si vedono su un campo di calcio maschile si vedono anche su quello femminile e riescono, per assurdo, ad attirare maggiormente l’attenzione perché in fin dei conti nessuno se li aspetta ma ci sono eccome.
Le tutele legali per club e atlete sono ancora da rivedere, il non professionismo a volte crea un buco normativo che permette, da entrambe le parti, il crearsi di situazioni spiacevoli.

SBA si occupa di formare i giovani professionisti del management dello sport e di recente è nata proprio con la Sassari Torres una partnership per gli stage e i webinar. Cosa ne pensi?
Si tratta di una collaborazione che ho voluto personalmente attivare, ovviamente con il benestare del Presidente Andrea Budroni che è sempre molto attento verso tutto ciò che sia innovazione. Io colgo, in questo momento, quell’opportunità che non ho avuto al mio ingresso nel mondo del calcio femminile e lo faccio con estremo entusiasmo: permettere al mio club di entrare in contatto con una nicchia di appassionati che hanno scelto di investire nella propria formazione, una nicchia che ha compreso, prima di altri, le potenzialità del mondo sportivo, in particolare femminile e che vogliano affrontare questo percorso come una sfida lavorativa.
Io, come si dice, “mi son fatto da me” ma oggi, che il nostro brand ha ritrovato la propria forza, possiamo trasmettere quello che è stato il nostro percorso e possiamo permettere a chi verrà a trovarci per uno stage di entrare in una macchina già oleata, in cui sì imparare a guidare prima, ma anche provare l’emozione della velocità, dell’adrenalina per arrivare ai diversi traguardi stagionali. I webinar sono la formazione del futuro, soprattutto se nati tra sinergie vincenti come questa in cui il meglio dei rispettivi settori viene a incontrarsi per dar vita a progetti di sicuro successo.

Lo sport e l’uguaglianza di genere. In che modo si deve promuovere questo aspetto anche nel calcio, secondo te?
Dobbiamo tutti essere ambasciatori di ciò che viviamo quotidianamente nelle rispettive realtà. Dobbiamo tutti raccontare questo mondo sportivo, spesso vittima di stereotipi o come dicevo, dello stesso sistema che permette che qualcosa scricchioli. La presenza delle ragazze su Sky sta dando a tutti l’opportunità di apprezzare il calcio femminile e far ricredere i tifosi da bar e il classico “le donne non sanno giocare a pallone”. Portare un messaggio ricco di valori è un dovere da parte del nostro club e cerchiamo di trasmettere anche a tutte le nostre ragazze, la potenza comunicativa che oggi possiedono tra le loro mani.
Non dobbiamo raccontare di un calcio bello a tutti i costi ma sicuramente di un calcio vero, fatto di sfide intense in cui l’aver di fronte ai propri occhi, atlete professioniste, non può che far bene all’immagine globale del movimento. La vera fortuna è essere liberi di osare in ogni direzione perché è un territorio nuovo, inesplorato e privo, o quasi per adesso, di tutto ciò che è contaminato da fattori esterni. Non credo che per adesso vedremo mai una partita di calcio femminile rinviata perché i “tifosi” intervengono con atti di violenza durante un evento.

C’è un ricordo, un episodio particolarmente significativo, legato alla tua esperienza con la Sassari Torres che vorresti condividere con noi?
Sarebbero tanti gli episodi sportivi ma sarebbe anche troppo facile così. La vera bellezza è il mondo Sassari Torres Femminile a 360°: negli ultimi tre anni abbiamo affrontato tante sfide fuori dal campo, mettendoci in gioco su un terreno più difficile di quello del campo da calcio.
Crediamo fortemente che nel 2021, una squadra di calcio femminile sia il più forte veicolo comunicativo esistente per le campagne sociali legate al territorio inteso come Sassari, ma e soprattutto Sardegna e Italia. Abbiamo incontrato oltre 2.000 studenti affrontando il tema del bullismo e cyber bullismo, abbiamo raccolto fondi per la ricerca per la SLA dopo aver avuto l’onore di incontrare Paolo Palumbo (ai tempi il più giovane malato di SLA d’Europa) e parlato di corretta alimentazione, con il filone #INFUORIGIOCO. Abbiamo sempre fatto visita, quando possibile ai giovani pazienti delle cliniche pediatriche in occasione del Natale e siamo stati vicini ai nonni della nostra città specialmente quando le RSA hanno dovuto resistere a focolai Covid-19. Ogni settimana scendiamo in campo con delle maglie speciali che portano sul petto l’hashtag #KICKVIOLENCEAWAY e abbiamo già in cantiere un ulteriore progetto che al momento è top secret ma sempre legato a qualcosa di speciale.
Non un singolo episodio ma un insieme di attività dal fortissimo valore umano sono il mio “momento particolarmente significativo”.

Come sono le tifoserie di una partita di calcio femminile?
Famiglie, degli amici, qualche curioso. Questa la normalità del 90% delle realtà, in quel 10% troviamo Juventus, Milan, Fiorentina e poche altre che hanno dei veri e propri tifosi nella loro forma “maschile” per permettervi di capirmi meglio.
Però, una cosa è certa, sono meno, sono pochi ma ottimi. Difficilmente riceviamo un commento fuori luogo anche a fronte di qualche giornata meno fortunata, questo nel maschile non succede.

Cosa ti sta insegnando questa esperienza professionale?
Ad avere pazienza, a tenere duro, a lavorare per il gruppo e sentirmi parte di una famiglia.
Le ragazze che indossano le croci e le torri del nostro logo sul proprio petto sono oltre 50, tra staff e collaboratori contiamo altre 20 persone circa e ci conosciamo tutti, affrontiamo le difficoltà insieme, facciamo del dialogo l’arma vincente.
Ho imparato che è proprio vero che non si smette mai di imparare e la parola “multitasking” è quella più adatta per descrivere le persone che ruotano intorno alla Torres Femminile o che vogliano farsi coinvolgere in un’esperienza legata a questo particolare mondo sportivo.

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